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Con caramelle e gelato crisi meno amara

di Vittorio Carlini

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18 Ottobre 2009

I veloci bracci meccanici che miscelano l'impasto delle caramelle e le pale che montano la crema dei gelati cercano di scacciare via anche crisi e concorrenti agguerriti.

Perfetti e Carpigiani guardano lontano: i loro fatturati non soffrono, l'occupazione neppure. Merito di oculate politiche soprattutto sui mercati stranieri. Carpigiani, azienda locale che copre con i suoi macchinari per il gelato la metà del mercato mondiale, sostiene la propria vocazione all'estero dando un sostegno ai 300 concessionari messi in difficoltà dalla stretta del credito. L'azienda dei chewing gum, dal canto suo, argina il trend negativo dell'Occidente con l'impegno in Estremo Oriente e apre un nuovo stabilimento in Cina. Anche se non dimentica il mercato italiano.

Sono le 6 del mattino allo stabilimento della Perfetti Van Melle a Lainate, periferia nord di Milano. Gli operai entrano in azienda. Le linee di produzione, nonostante la recessione, lavorano a buon ritmo. Aromi e materie prime vengono smistati nei reparti. I computer, seguendo ricette top secret, ordinano gli impasti. La gomma scivola su nastri trasportatori. Bracci meccanici "pinzano" i prodotti che, di lì a poco, finiranno in un magazzino automatizzato, off limits per l'uomo. Sono alcune delle immagini che colpiscono, aggirandosi nello stabilimento. Istantanee che possono apparire normali. Solo che l'impianto di Lainate è una catena di montaggio da cui non escono auto, bensì caramelle e chewing gum. Uno stabilimento, da più di 20mila tonnellate di prodotto all'anno, dove la fatica dell'uomo si mescola con tecnologia e meccanica.

Certo, l'innovazione di questa fabbrica non è presente in tutti gli altri trenta stabilimenti del gruppo. Ma nella multinazionale italiana della caramella l'impasto a mano è quasi un ricordo: la tecnologia è un ingrediente per rimanere competitivi. «Nel 2009 manterremo i margini - dice Ubaldo Traldi, Ceo del gruppo -. I ricavi, invece, a livello mondiale dovrebbero salire tra il 7 e l'8%». Tradotto: superare i 2 miliardi di euro.

Ovviamente non è solo hi-tech. La stessa tipologia di business dà una mano: vendere macchine per l'edilizia, in questo momento, sarebbe un problema. Invece, quello della Perfetti Van Melle è una nicchia alimentare meno esposta alla recessione. «Per di più - sottolinea Holger Hartmann, Ceo del gruppo in Italia -, comprare una caramella è un acquisto d'impulso», perfino agevolato in periodi di crisi. «Si cerca una piccola soddisfazione a basso prezzo». Come dire: non andrò al cinema, magari rinuncio al ristorante ma la "cicca" me la concedo. Non stupisce così, che il business mondiale del confectionery al consumo, 80 miliardi di euro nel 2008, nell'ultimo quinquennio sia sempre cresciuto.

La fortuna però bisogna meritarsela. «La recessione - specifica Traldi - tocca anche noi: aree di mercato più consolidate, come per esempio l'Europa, sono in calo. Il trend negativo, tuttavia, è controbilanciato dagli sforzi nel lontano Oriente: i ricavi generati laggiù, nel 2009, saliranno tra il 15 e 18 per cento. A breve, poi, apriremo il terzo impianto in Cina». Insomma, l'internazionalizzazione, oltre alla tecnologia, per gestire la crisi. Anche perché la battaglia dei Lollypop si combatte su scala planetaria. A fine 2008, Perfetti Van Melle era il terzo gruppo al mondo dopo Cadbury e Mars-Wrigley. Una posizione minacciata dal recente tentativo di shopping, per 10 miliardi di euro, da parte di Kraft sull'inglese Cadbury. È la crisi che spinge le aziende, in caccia di economie di scala e di scopo, a consolidarsi. «Ciò che preoccupa - dice Traldi - è il possibile peso contrattuale di simili giganti. In aree a forte espansione, come la Cina, avremo più difficoltà nel trattare con le grandi catene di distribuzione».

Non è solo internazionalizzazione. Anche perché, se nei paesi emergenti le caramelle con lo zucchero vanno per la maggiore («La caloria in più - sorride Hartmann - non è il diavolo»), in Europa il prodotto light è d'obbligo. Così le società del chewing gum spingono sull'innovazione. «In Italia - spiega il manager -, proprio per fronteggiare la recessione, abbiamo deciso di anticipare il lancio di nuovi prodotti: questi, a tutt'oggi, valgono il 20% del fatturato contro una media del 10 per cento. Uno sforzo non da poco». Vale a dire? «Abbiamo studiato formule che, ad esempio, permettono il rilascio ritardato delle molecole di aroma dalla gomma: il chewing gum, anche dopo dieci minuti, deve avere un sapore. Fondamentale poi, il packaging, la confezione. Sicura, nuova e accattivante. Per Vigorsol Cult, ad esempio, abbiamo puntato su una scatola cool».

A ben vedere, è essenziale che il prodotto sia anche adatto per essere lanciato in uno spot. Che la pubblicità fosse fondamentale Perfetti l'aveva già capito nel 1952 quando lanciò Brooklyn, "La gomma del ponte". Una vera icona culturale. Poi, con il trascorrere del tempo sono arrivate pubblicità più aggressive. Come Cippy: lo scoiattolo che dopo aver masticato un fresco chewing gum, grazie alla fresh air explosion, arriva a salvare il Polo dal surriscaldamento globale. Spot che, proprio in un periodo di recessione («Non abbiamo tagliato gli investimenti», dice Traldi), danno la spinta in più all'acquisto d'impulso. Anche se, poi, la finzione pubblicitaria nulla può contro la ricerca (obbligata) di maggiori efficienze. Proprio di recente, è stato deciso di trasferire (a Lainate e Teramo) le linee produttive dello storico stabilimento della Caremoli, quello delle Golia. Sarà cassa integrazione? «No. C'è un accordo con i sindacati che prevede: contratti a termine trasformati in tempo indeterminato e il prepensionamento di 25 lavoratori nel 2009. Un'altra decina, poi, quelli coinvolti nel 2010».

  CONTINUA ...»

18 Ottobre 2009
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